
Parla Marco Vianello, co-titolare di Amaracmand
15 Novembre 2024
IL CO-TITOLARE RACCONTA LA STORIA DI QUESTA AVVENTURA
Era il 2012 e in Romagna e Montefeltro quell’anno l’inverno picchiò duro, ci fu una nevicata storica tanto che dove io abito, a 1000 metri di altitudine e più precisamente a Villagrande di Montecopiolo, ci furono più di quattro metri di neve, rimanemmo isolati per una settimana. Picchiò duro anche a Sorrivoli in Romagna a circa 400 metri di altitudine dove ero solito andare in una vecchia osteria frequentata dai nonnini del posto con i quali giocavo di tanto in tanto a carte rimanendo affascinato dai loro racconti di guerra e di gioventù e dove (cosa ancor più fantastica) conobbi mia Moglie Tiziana che oggi condivide con me l’avventura di Amaracmand.
La primavera arrivò a sciogliere quella storica nevicata e andai subito a trovare i miei narratori fantastici, seppi così che la cantina vitivinicola “La Centenara”, così si chiamava all’epoca, causa i debiti del proprietario amplificati dalla nevicata stessa, era in grossissime difficoltà tanto che le banche stavano mettendo tutto all’asta compresa la casa del proprietario. Feci così una proposta allo stesso per quel che riguardava la cantina in modo che potesse salvaguardare la casa, accettò e iniziò così l’avventura della cantina vitivinicola Amaracmand. Così l’ho chiamata in onore di mia nonna che quando da giovane uscivo, era solita dirmelo: “Amaracmaaaand fa e breeev” – mi raccomando fa il bravo. L’intento è quello di lasciare a mio figlio Gioele qualcosa da tramandare ai suoi figli che ricordi quel rompi@@@@@oni di suo padre.
Si trattava di poco più di 6 ettari di vigneto e la cantina che assomigliava più al tugurio del “grande fratello” che ad un luogo di vinificazione. Assieme a mio zio e a mio cugino, rimboccandoci le maniche mossi da tanta passione per quel mondo a noi sconosciuto, ma che ci invadeva affascinandoci sempre più, sistemammo il vigneto tenendo quel che si poteva recuperare e piantumando il resto mentre per quel che riguardava la fatidica cantina, con vari accorgimenti, fummo in grado di partire per l’avventura. Passarono circa 6 anni e purtroppo mio zio venne a mancare, ma forte era la mia passione e quella di suo figlio che per quella e per la memoria di mio zio, continuammo insieme l’avventura. In quei 6 anni l’esperienza acquisita cominciava a dare i suoi frutti anche grazie alla selezione fatta dei collaboratori esterni (in particolare enologo e agronomo). Un giorno, passando lungo la strada che mi conduceva a casa, vidi poco distante dalla cantina un cartello con la scritta “vendesi”. Mi addentrai per vedere di cosa si trattasse e facendomi largo in una selva di rovi capii che il terreno poteva essere ottimo, una volta bonificato, per l’ampliamento del vigneto ed anche per la nuova cantina. Il tutto andò a buon fine e così avevamo altri 7/8 ettari a disposizione oltretutto anch’essi dichiarati incontaminati che per la nostra vinificazione naturale era perfetto e non ostacolava il lavoro fatto nella vecchia cantina nata nel 1985 già biologica. Contattai l’architetto Fiorenzo Valbonesi, famoso esperto di progettazioni di cantine vitivinicole, il quale accettò di progettare anche la nostra ed anche questa nuova avventura ebbe inizio. Nel frattempo trovai un enologo (Maurilio Chioccia che non smetterò mai di ringraziare) ed un agronomo, il Prof. Paliotti dell’Università di Perugia i quali si aggregarono a noi matti nel nostro progetto. Nel nuovo terreno appena acquistato trovammo anche un vecchio vigneto di Sangiovese e Albana che si è rivelato una vera ricchezza. La cantina è stata ultimata nell’agosto 2020 e nel 2021 abbiamo finalmente iniziato a vinificare come Dio vuole!
Marco Vianello